Sei la mano di un pianista che scorre abile sulla tastiera
della mia anima, imprigionata in un alternarsi di tasti bianchi e neri,
rinchiusa in una sinfonia che non le appartiene, costretta a suonare emozioni
non sue. Sei tu, l’artefice dei miei suoni, sei il compositore dei miei
sorrisi, il Mozart delle mie lacrime. E
immobile, in balia di te, mi faccio accordare come un piano dimenticato in
qualche soffitta buia e umida, e tu, noncurante manometti la mia essenza, tendi
le corde della mia mente, perlustri i miei segreti.
Sei tu che mi hai concesso la tua presenza, tu che puoi fare
a meno di me, di noi. Sei tu che puoi dormire la notte senza paura, perché gli
incubi invadono le menti deboli, perché la mattina li vedi riflessi nei miei
occhi e sai che mai colpiranno te, fino a che scalderò le tue notti con il mio
corpo.
Sei tu che hai sognato una vita così, tu che ami il potere
dell’amore, la tensione dell’odio. Ami me, che silenziosa, ti permetto di
essere ciò che credi giusto a discapito di un sogno irrealizzabile. Me e le mie
mani che mai hanno cercato di ribellarsi alla tua pressione. I miei occhi che
non piangono mai la sofferenza che mi dai, ma la gioia di noi. La mia bocca che
non critica mai, che si distende sempre per pronunciare quel “si” che vuoi sentire,
e mai si arriccia per il “no” che vorrei dire. I miei capelli che brillano di
riflessi di felicità lontane.
Quando la mia voce aveva ancora un suono, mi ascoltavi
raccontare storie di galassie lontane, in cui le collisioni di atmosfere
colorate di gas alieni riempivano l’universo di bagliori spettacolari. Ora
siamo noi quelle atmosfere, ma non c’è nulla di meraviglioso nella collisione
di due anime come le nostre, un po’ di rumore, qualche graffio e una lacrima.
Da dividere, una è sufficiente per cancellare una storia vuota. Una lava quello
che c’è di noi. Una lacrima perché due sono per le storie vere, due sono per le
atmosfere colorate. Due come il numero dell’amore. Due come non siamo mai
stati. Due come quando si dice: io e te. Due non come noi.
E ti guardo dormire e vorrei che rimanessi così per sempre,
vorrei mantenere la distanza che c’è ora. Come due stati della materia, io
ghiaccio tu acqua. Tu solido io liquido. Lontani per sempre, vicini solo nella
teoria. Lontani nella scienza, vicini solo nelle favole, che tanto lì non puoi
farmi niente.
romantico ma non sdolcinato.
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