Eccoti finalmente. Sei bella come non mai. Temevo che oggi
non saresti venuta. Ma tu sei abitudinaria come me. Ogni giorno vengo al parco
con la speranza di vederti, e con la voglia di trovare il coraggio per
parlarti. Ma non c’è cosa più difficile. Oggi sembri felice. Ho imparato a
conoscere e a capire ogni tua piccola espressione. Ogni increspatura del volto
per me significa molto. Sorridi alla tua compagna di passeggiata. Sento un
brivido lungo la schiena. Vorrei con tutto me stesso che quel sorriso lo
rivolgessi a me.
Lentamente ti avvicini alla panchina dove sono seduto io.
Faccio finta di leggere un libro russo, di quelli che ti obbligano a leggere
nei corsi di letteratura. Con la coda dell’occhio vedo che ti accomodi a pochi
centimetri da me. La tua compagna si allontana, dice di dover telefonare.
Abbasso il vecchio volume, ti guardo. Ti sorprendi della mia
espressione.
“Buongiorno, ci conosciamo?”
“Buongiorno, beh… non ci conosciamo ancora, ma magari
potremmo provvedere subito a sopperire a questa mancanza.”
Sorridi, forse ti sono simpatico.
“Certo, perché no? Io sono…”
“Lidia… lei si chiama Lidia. La vedo spesso passeggiare in
questo parco, e non ho potuto fare a meno di sentire il suo nome.”
“Si, è vero, adoro trascorrere i miei pomeriggi in questo
parco. Io non ho il suo stesso spirito di osservazione, quindi mi sento
costretta a chiederle il suo nome…”
“Mi chiamo Fausto.
Sono molto contento di averla conosciuta.”
“Per me vale lo stesso”
Con delicatezza e non curanza mi porgi la mano. Emozionato
la stringo. È così morbida. Non mi
spiego la scarica di sensazioni che questo tocco mi trasmette.
“Allora, Fausto. Cosa fai nella vita?”
“Sono uno scrittore, adoro raccontare storie di vita. Mi
piace osservare la gente che incontro per la strada, e inventare per loro una
vita alternativa.”
Mi blocco, forse sono partito in quarta. Mi guardi, perché
non dici nulla?
“E’ meraviglioso Fausto. Devi essere una persona molto
sensibile.”
Sorrido, per fortuna ho fatto una buona impressione.
“Beh, diciamo che sono un osservatore. Cerco di prestare
attenzione ai dettagli. I dettagli sono essenziali.”
Non ti faccio domande. Non voglio forzare la conversazione,
preferisco attendere. Voglio sottostare alle tue tempistiche.
“Adoro le storie. Vuoi raccontarmene una?”
Speravo me lo chiedessi.
Mi avvicino un po’. Non sembri infastidita.
“D’accordo Lidia. Ti racconterò una storia. Una storia di un
tempo lontano, di due anime gemelle, di un amore eterno, di un amore che supererà
tutte le difficoltà che incontrerà.”
Ti guardo. Hai lo sguardo perso. Gli occhi ti brillano.
Sembri una bimba in attesa del proseguo della sua favola preferita. Non mi
faccio pregare.
“Questa storia ha inizio negli anni Cinquanta, in un’ Italia
all’alba della sua rinascita. Il protagonista è un giovane ragazzo, bello e
affascinante. È di buona famiglia, si vede chiaramente da come si comporta e
dagli abiti che indossa. Ma questa storia non parla solo di lui, parla anche di
una ragazza. Una meravigliosa dolce ragazza, timida e intelligente. Studiano insieme
i miei protagonisti, frequentano l’ultimo anno del liceo. Si conoscono, molto
bene. Sono innamorati.”
Le tue labbra formano una piccola O, sei così dolce in
questo momento. Vorrei poterti accarezzare, ma non mi permetterei mai.
“E cosa succede poi? Si lasciano?”
“Come corre Lidia! Vuole sapere che succede dopo? Beh è
l’ultimo anno del liceo e la piccola parrocchia aveva organizzato un piccolo
ballo nella palestra della scuola. Da quando la guerra era finita, tutti
cercavano di sorridere alla vita.”
“Di sicuro i suoi protagonisti andranno insieme al ballo,
vero? E poi, Fausto, come si chiamano i giovani?”
“Lidia, la storia è sua, quindi i nomi li scelga lei.”
Tu mi sorridi, ti senti lusingata.
“D’accordo, allora li chiameremo Lidia e Fausto. Che ne dici?”
Con piacere constato che ti rivolgi a me in tono
confidenziale.
“Dico che sono i nomi perfetti per gli attori della mia
storia. Quindi, Lidia e Fausto si presentano assieme alla festa da ballo. Lei
indossa un abito meraviglioso, è la più bella. Le gambe si scorgono dalla
velatura delle calze. È così bella che quando entra nella palestra cala il
silenzio. Fausto le cammina vicino, è orgoglioso della sua ragazza. È senza
dubbio la più carina della scuola. Anche lui è bello, questo devo dirlo, il suo
smoking gli calza a pennello.
La serata scorre piacevole, ballano senza smettere mai.
Ballano fino a che i piedi non cominciano a dolere. Fausto non riesce a
staccarle gli occhi di dosso. Sa che ricorderà questa serata per sempre. Sono
felici, sono belli e sono innamorati. La loro foto finirà anche sul giornale
del paese, ma loro questo ancora non lo sanno.”
“La loro foto?”
“Si, tutte le coppie durante la serata si sono messe in posa
e si sono fatte scattare una foto. E la foto dei nostri protagonisti è stata
scelta come foto rappresentativa della serata.”
“Sarà stata una soddisfazione per loro!”
“Certo, ne erano entusiasti. È stata la loro prima foto
insieme.”
“Ce ne sono state altre? Beh, allora la loro relazione è
durata a lungo?!”
“L’avevo detto all’inizio della storia. Il loro amore è
eterno.”
“E’ vero! Si sono sposati quindi?”
“Fausto e Lidia si sono sposati poco dopo il diploma, e il
loro matrimonio ha portato con sé quattro splendidi bambini.”
“E’ una storia meravigliosa. Ma ho come l’impressione che non
abbia un lieto fine.”
Mi guardi, i tuoi occhi sono carichi di emozione. Non riesco
ad immaginare di deluderti, non voglio vederti triste.
“No, Lidia, stai tranquilla la mia storia termina bene. I
nostri protagonisti si ameranno per sempre.”
“Perfetto, sono le storie che piacciono a me.”
Alle tue spalle si avvicina Claudia, la tua infermiera che
ogni giorno ci permette di trascorrere questo tempo assieme. Cerca il mio
sguardo, le faccio cenno di avvicinarsi.
“Lidia, è ora di tornare a casa. Sei pronta?”
Tu la guardi spaesata, ma poi ti alzi, rassegnata. Ti volti
verso di me, e mi sorridi. Sei bella. Bella come quella lontana sera degli anni
Cinquanta. Ti sorrido a mia volta. E so che non avrò pace fino a che non
tornerai qui domani , con me.
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