venerdì 12 ottobre 2012

13. Io e te, non come noi



Sei la mano di un pianista che scorre abile sulla tastiera della mia anima, imprigionata in un alternarsi di tasti bianchi e neri, rinchiusa in una sinfonia che non le appartiene, costretta a suonare emozioni non sue. Sei tu, l’artefice dei miei suoni, sei il compositore dei miei sorrisi, il Mozart delle mie lacrime.  E immobile, in balia di te, mi faccio accordare come un piano dimenticato in qualche soffitta buia e umida, e tu, noncurante manometti la mia essenza, tendi le corde della mia mente, perlustri i miei segreti.

Sei tu che mi hai concesso la tua presenza, tu che puoi fare a meno di me, di noi. Sei tu che puoi dormire la notte senza paura, perché gli incubi invadono le menti deboli, perché la mattina li vedi riflessi nei miei occhi e sai che mai colpiranno te, fino a che scalderò le tue notti con il mio corpo.

Sei tu che hai sognato una vita così, tu che ami il potere dell’amore, la tensione dell’odio. Ami me, che silenziosa, ti permetto di essere ciò che credi giusto a discapito di un sogno irrealizzabile. Me e le mie mani che mai hanno cercato di ribellarsi alla tua pressione. I miei occhi che non piangono mai la sofferenza che mi dai, ma la gioia di noi. La mia bocca che non critica mai, che si distende sempre per pronunciare quel “si” che vuoi sentire, e mai si arriccia per il “no” che vorrei dire. I miei capelli che brillano di riflessi di felicità lontane.

Quando la mia voce aveva ancora un suono, mi ascoltavi raccontare storie di galassie lontane, in cui le collisioni di atmosfere colorate di gas alieni riempivano l’universo di bagliori spettacolari. Ora siamo noi quelle atmosfere, ma non c’è nulla di meraviglioso nella collisione di due anime come le nostre, un po’ di rumore, qualche graffio e una lacrima. Da dividere, una è sufficiente per cancellare una storia vuota. Una lava quello che c’è di noi. Una lacrima perché due sono per le storie vere, due sono per le atmosfere colorate. Due come il numero dell’amore. Due come non siamo mai stati. Due come quando si dice: io e te. Due non come noi.

E ti guardo dormire e vorrei che rimanessi così per sempre, vorrei mantenere la distanza che c’è ora. Come due stati della materia, io ghiaccio tu acqua. Tu solido io liquido. Lontani per sempre, vicini solo nella teoria. Lontani nella scienza, vicini solo nelle favole, che tanto lì non puoi farmi niente.  





1 commento: