lunedì 15 aprile 2013

21- Con il tuo ricordo impigliato nel pigiama

Familiar Ground- Cinematic Orcherstra

 ‘Mamma, posso andare sullo scivolo?’.
Tu mi sorridi, come solo tu sai fare, mi accarezzi i capelli e mi spingi verso i giochi. Senza la tua approvazione non farei nulla, sei la sola cosa che conta nella mia vita, insieme alla bambola Sally che mi ha regalato papà. Corro verso lo scivolo. Ma improvvisamente mi ricordo di aver dimenticato di fare una cosa. Torno indietro correndo, attenta a dove metto i piedi come mi hai insegnato tu. Tu ti abbassi un poco, già sai perché sono tornata, mi appendo al tuo collo e ti stampo un bacio sulla guancia, di quelli rumorosi che lo schiocco che piacciono a te. Tu ridi e la tua risata è come l’acqua del mare nei giorni caldi d’estate. Ora posso andare a giocare tranquilla. Non farei mai nulla che possa farti soffrire. Ciò che conta è il tuo abbraccio quando cado e mi sbuccio un ginocchio, il bacio quando mi rimbocchi le coperte. Il tuo profumo che rimane impigliato nel mio pigiama rosa di Minnie.
Quando mi sveglio la mattina non vedo l’ora di correre da te, so che ti piace quando ti abbraccio ancora calda da sonno. E me piace che tu sia la prima cosa che vedo quando apro gli occhi. Quando scherzi e mi fai credere che te ne devi andare, soffro. Non te lo dico, so che scherzi, ma non posso immaginare che tu possa andartene da me, non riesco a pensare a un giorno senza noi due insieme.
Papà è geloso, lo so. Anche a lui voglio bene, tanto. Ma non come ne voglio a te. Lui non sa abbracciare come fai tu. E forse non mi vuole bene come me ne vuoi tu. Ma a me va bene. Ci sei tu.

‘Giada, sono le 7, è ora di alzarsi.’
Urli dalla cucina come se fossi sorda. So che mi devo alzare, ogni mattina è sempre la stessa storia. La sveglia è puntata per le 7.10, non ho mai perso il bus facendo a modo mio, perché devi sempre impicciarti?! Ti lamenti che non sono abbastanza responsabile, ma poi non mi lasci nemmeno libera di alzarmi all’ora che voglio! Scaravento le coperte via dal mio corpo. Almeno quando dopo mi rifarai il letto ci metterai un po’ di tempo. Mi trascino in cucina, mi sorridi amorevolmente. Sei fastidiosa quando fai così. Sembra che non ci sia nulla di più bello di vedermi uscire dalla camera come uno zombie.  Parli senza sosta, senza pensare che preferirei essere inghiottita dal pavimento piuttosto di starti ad ascoltare. Prendo la giaccia e metto lo zaino in spalla, mi guardi. Vuoi un bacio? Ti prego. Non mi volto, punto la porta e esco. Magari riuscirai a capire, prima o poi, che non sono più una bambina.

‘Ehi, mamma! Sei arrivata finalmente, vieni, entra!’
Mi guardi preoccupata, ti sorrido per tranquillizzarti. Non cambierai mai, ti preoccuperai sempre per me, ma ti adoro anche per questo. Sei sempre così elegante. Spero di poter essere come te alla tua età. Ci accomodiamo sul divano in salotto. Non riesco a smettere di sorridere, non vedo l’ora di rivelarti il motivo per cui ti ho fatta venire qui. Il tuo sguardo ispeziona ogni centimetro di me, per poi fermarsi. Occhi negli occhi.  Non servono parole, già lo sai. Sei una mamma, mia mamma. Mi conosci come nessuno mi conoscerà mai.
‘Si, sono incinta!’
Mi abbracci forte. Mi rendo conto che non aspettavo altro. Faccio un respiro profondo, solo di questo avevo bisogno. Di sentirmi tra le tue braccia, libera di essere spaventata e felice.  Una lacrima ti riga il viso, la asciugo. Non posso immaginare come ti senti, ma so per certo che ora come ora al mio fianco non vorrei altri da te. 

‘Mamma,come ti senti?’
Mi avvicino al letto. Le tue labbra si curvano in un piccolo sorriso. Sei invecchiata così tanto che fatico a credere che un tempo riuscivo a ripararmi nel tuo abbraccio. Sembri così piccola, distesa su questo letto bianco. Ti prendo una mano, è morbida. Hai sempre avuto una pelle meravigliosa. La avvicino al viso, la annuso. Voglio riuscire ad assorbire il tuo profumo, voglio mi rimanga incastrato nelle narici, come quando ero piccola e sentivo il tuo odore sul mio pigiama.  Fai un piccolo cenno con il capo. Vuoi sollevarti. Con delicatezza ti sollevo la testa e sistemo il cuscino. Mi guardi.  Lì in fondo, rivedo i tuoi occhi, oltre la velatura del tempo ti rivedo. Vorrei poterti stringere forte, come facevi tu quando, spaventata dai temporali, correvo nel tuo letto a trovare conforto. Ma non posso farlo, sei delicata, come un neonato. Ti accarezzo. Provi a ricambiare ma non ce la fai, è troppo faticoso.
‘Sono qui, mamma, non ti preoccupare.’

Ti guardo, anzi, guardo ciò che mi rimane di te. Una lapide grigia, incassata nel muro. Mi manchi da morire. Dicono che uno dei motivi per cui le persone mancano è perché si hanno rimpianti. Io non ne ho. Ti ho amata, come solo una figlia sa fare. Mi mancherai sempre, forse. Mi mancheranno i tuoi sorrisi, il tuo abbraccio. Ora sono sola, ma il ricordo, il tuo ricordo mi accompagnerà, sempre.





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