domenica 16 settembre 2012

11. Stanca


Stanca, percorre il vialetto di casa, infila la chiave nella toppa ed entra. Le è sempre piaciuta la sensazione che la pervade nel varcare la soglia di casa. Quell’aroma di famiglia mista a polvere l’ha sempre commossa. Ma nulla ormai è come un tempo. Instabile attraversa il corridoio, entra in cucina e accende il fornello sotto la teiera. Ogni gesto sembra rallentato, ogni movimento necessita di molta più fatica. Mentre l’acqua si scalda si sposta in camera, con delicatezza si spoglia e infila la vestaglia. Una lacrima si fa strada tra le insidie di un viso che ha ospitato mille espressioni, che ha sofferto molte pene, e che ha sorriso a troppi giorni. Torna in cucina, finisce di preparare il tè. E come ogni sera, si siede. Si lascia abbracciare da quella poltrona tanto cara, che un tempo ospitava generosa tutto ciò di cui era formato il suo mondo. E come ogni sera torna a dare un saluto ai ricordi. I ricordi che non la tradiranno mai, quei ricordi che le faranno compagnia per sempre. E si rivede bella come non si sente da tanto. Bella come la vedevano loro. Giovane come si sapeva sentire lei. Ma soprattutto, più di ogni altra cosa, rivede loro. Tutti loro. Loro che l’hanno abbandonata. Loro che, nonostante tutto, l’hanno tradita.
Quando è fortunata riesce anche a sentire le loro voci, non succede spesso. A volte è troppo stanca per riuscire a concentrarsi a tal punto. Ma questa sera tutto è più facile. Stasera non deve faticare. Le sente subito, cristalline. Dolci, armoniose, reali.
Rivede lui, alto, fiero, elegante come solo gli uomini d’altri tempi riuscivano ad essere. E rivede lei, dolce, aggraziata, armoniosa, semplicemente bella.
Le fa male al cuore tutto questo. Almeno pensa sia il cuore. L’ha sempre fatta ridere questo pensiero. Sa bene che non è il cuore la sede reale dei sentimenti, ma è proprio lì che lei vuole metterli, vicino alla sua fonte di vita.

Quando si sono conosciuti lei aveva poco più di 18 anni. Erano giovani, belli e spensierati. Non immaginavano minimamente le ripercussioni dei loro comportamenti nella loro vita futura. Vivevano e basta. Era facile così, era bello così. E poi si amavano, tanto. Ogni giorno che passava sembrava unirli ancora di più. E velocemente come si erano innamorati, si sposarono. Quel giorno lei era orgogliosa come non lo era mai stata prima. Orgogliosa di percorrere quella navata e di trovarvi alla fine l’uomo con il quale voleva affrontare ogni gioia e difficoltà. Ogni dettaglio era motivo di felicità. Certo, anche loro come ogni coppia che si rispetti, avevano dovuto affrontare litigi, incomprensioni e malumori. Ma bastava così poco a dimenticare. Uno sguardo, un sorriso, un gesto e ogni malessere perdeva di valore. E poi arrivò lei, piccola tenera, delicata. Una dolce creatura frutto di quell’amore infinito che li invadeva. Lei che aveva riempito le loro vita immensamente. Lei tanto attesa. Lei che non aveva deluso. La loro dolce bambina.
Come ogni storia a lieto fine la loro non sembrava allontanarsi dalla media. Sembrava…

La testa le fa male. Sempre a questo punto della serata sente il bisogno di riposare. È così difficile a volte ricordare. Così doloroso essere forti. È stanca. Questa sera basta così. Questa sera vuole fermarsi qui. Il tempo di sistemare le ultime cose e di spegnere tutte le luci ed è a letto. Silenziosamente,quasi avesse paura di svegliar qualcuno, sistema il cuscino e chiude gli occhi.

Quella mattina lui era di fretta. Scese in cucina e velocemente le accarezzò il viso con un bacio. La piccola nonostante tutto, anche per quella mattina l’aveva spuntata. L’avrebbe accompagnata papà a scuola. Fiera dei suoi tesori più grandi li guardò uscire dal cancello e salire in macchina. Li guardò allontanasi da lei e dalla vita.

Non riesce a prendere sonno. Ma questa sera non è arrabbiata. Non è infastidita dall’insonnia. Questa sera è contenta.
Si gira, guarda la foto sul comodino. E in un attimo li sente, reali questa volta. Le vengono incontro. Ed è felice.

Nessun commento:

Posta un commento