sabato 8 settembre 2012

7. Se solo...


È come un tormento, come un insopportabile tortura. Non posso fare nulla bloccato  nel limbo di una parola non detta, di un sorriso non ricambiato. La mia mano è tesa verso di te, verso quel viso corrucciato dai tormenti, dalle paure, dal dolore, dalla solitudine, da te. Se potessi bacerei via ogni tuo dolore, come acqua salata laverei la pelle della tua anima. Ti abbraccerei fino a soffocare ogni paura. Le paure hanno paura, sai? Le paure hanno paura di noi, delle mie mani tra i tuoi capelli, della mia bocca che bacia le tue lacrime, del tuo sorriso spettinato dal mio abbraccio. Se solo aprissi la porta che uscita dalla terra si è insinuata tra di noi, se solo allontanassi dal tuo cuore questa tenda di silenzio, se solo mi vedessi qui seduto a pregare di essere sommerso dal tuo dolore al posto tuo. Se solo…
E il tuo tormento è il mio, lo sento forte come un tuono nella notte, come la scia di un aereo in un cielo sereno, come il silenzio nella casa. Mi aggiro tra queste stanze vuote di noi, tra i mobili pieni di te, dei tuoi libri che custodisci con cura, delle foto di un noi passato, ma non un passato normale, passato remoto. Lontanissimo da dove sono ora a piangere un assenza che merito. Lontano dalle valigie che hai fatto questa mattina senza piangere. Ormai le lacrime l’hai terminate quando ancora c’erano quelle foto, quando c’era un noi. Respiro male, senza di te ho dimenticato come si fa. O forse non l’ho mai saputo fare. Respiravi tu per entrambi. Con la tua determinazione, caparbietà. La tua forza era la mia, l’assorbivo come un neonato succhia il latte dai seni della madre. E tu avevi lo stesso sguardo di quella madre, fiero e orgoglioso di donarmi il nettare di vita. Ma ora non ci sei più e le mie domande rimangono senza risposte, solo l’eco delle camere senza te.  E non ci sei ad augurarmi buona giornata la mattina, ti cerco sai? Ti cerco nel tuo caffè sporcato di latte, ti cerco nell’armadio con i tuoi vestiti che sfiorano i miei. E annuso quella carezza per sentirla sul mio viso, invecchiato di sofferenza, consapevolezza, invecchiato di te. Cammino tra la folla e cerco te.
Non sono più il tuo fantasma ormai, non temere più i miei attacchi d’ira, non temere più i cuscini bagnati dalle lacrime che hai versato per entrambi. Non aver paura di me amore, io non sono più parte della tua vita, non voglio esserlo. Non voglio punirti per essertene andata, non voglio farti soffrire ancora. Soffrirò io per te. Pregherò ogni notte di essere torturato per quello che ti ho fatto, piangerò anche le tue lacrime, e le lascerò bagnarmi le labbra, per baciarti ancora. Piangerò per baciarti ancora, soffrirò per baciare il tuo sale. E imparerò a vivere una vita a metà. Imparerò a respirare, e farà male, come quando si annega e si respira il mare. Respirerò il mare per sempre, respirerò solo per ricordarmi quanto mi manchi. Perché manchi. Manchi da urlare. Manchi da saltare la vita, non da morire, perché sarebbe bello morire per te. No tu manchi da vivere. Vivere come un verme sepolto nella terra della sofferenza. Vivere a metà perchè non ci sei più. E soffrirò costretto a non odiarti per amarti. Soffrirò ad odiare di te solo ciò che non c’è. E pregherò di morire, perché morire non fa soffrire.
Se solo tornassi da me amore, se solo potessi abbracciarti. Cancellerei ogni timore, come la pioggia cancella le lacrime. Se solo mi sentissi urlare nel cuscino il tuo nome, e mi vedessi fantasma di te. Se solo amore…

1 commento:

  1. Forse lui non si accorge che è lei che sta male per il suo silenzio. Che risponde al silenzio con il silenzio perché non sa che altro fare, che va in panico anche lei e che sta sempre dietro a quella porta pronta ad aprirla. Aspetta solo il coraggio di lui, coraggio per amarla come meritano entrambi di essere amati.

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